Uranio impoverito, l'ex ranger perde la battaglia

Pubblicato il da Roberta Salzano

Antonio Attianese non ce l'ha fatta. È morto ieri sera nella sua abitazione a Sant'Egidio del Monte Albino. Per tredici anni ha combattuto con tutte le sue forze contro un tumore, causato dal contatto con l'uranio impoverito, al quale è stato inconsapevolmente esposto durante due missioni in Afghanistan tra il 2002 e il 2003. Le sue condizioni di salute sono drammaticamente precipitate all'indomani della marcia della solidarietà, promossa dall'associazione Assoranger per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla vicenda; i colleghi hanno percorso oltre mille chilometri in due mesi partendo dalla Valle d'Aosta fino a fare tappa lo scorso 30 maggio davanti all'abitazione dell'ex ranger. 

Dopo essersi sottoposto a 35 interventi chirurgici aveva intrapreso un ciclo di cure sperimentali all'ospedale Gemelli di Roma, ma il cancro è ritornato più aggressivo di prima e non gli ha lasciato scampo. In queste ore il quartiere si è stretto intorno alla moglie Maria e ai due figli Biagio e Carmen. Un'attesa alla quale la famiglia di Antonio si stava preparando da tempo; sono state settimane lunghe e difficili durante le quali tutti con discrezione e compostezza hanno continuato ad accudirlo e a vegliare su di lui. Il sindaco di Sant'Egidio del Monte Albino ha proclamato il lutto cittadino. 

Agli inizi di giugno Carlo Chiariglione, un collega dell'ex ranger dell'Esercito, ha inviato una lettera aperta a Papa Francesco per chiedergli aiuto. Una richiesta che non è caduta nel vuoto perché il santo padre nel giro di pochi giorni ha risposto alla missiva, esprimendo ad Antonio e alla sua famiglia tutta la sua vicinanza e comprensione per i sacrifici sostenuti e le ingiustizie subite. Poi l'appello a intervenire al più presto è stato rinnovato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In questi mesi nemmeno i colleghi alpini si sono risparmiati, avviando in rete e sui principali social network una campagna di informazione per far conoscere la storia di Antonio. L'ultima iniziativa in ordine di tempo è stato l'acquisto in rete di un ulivo, simbolo di pace e di forza, sistemato nel cortile della sua abitazione. 

Finora le istituzioni hanno negato ad Antonio e alla sua famiglia i suoi diritti. Il centro militare ospedaliero ha di recente respinto il riconoscimento della patologia, con l'invalidità del 100 per cento e le relative aggravanti. A marzo il caso del 38enne è approdato sul tavolo della procura militare di Roma alla quale la commissione parlamentare di inchiesta ha deciso all'unanimità di trasmettere gli atti prodotti dall'ex ranger, che ha denunciato minacce da parte dei suoi superiori. Antonio non è stato monitorato, come prevede la circolare 65/84 dello stato maggiore dell’Esercito, gli è stato negato l'equo indennizzo perché l'ufficio non ha presentato la domanda entro sei mesi dalla conoscibilità della patologia e la causa di servizio è ferma al tribunale militare di Roma da 10 anni. Ma la battaglia giudiziaria-legale non sarà interrotta perché nonostante il lungo calvario sofferto, saranno i colleghi a portarla avanti al fianco della moglie Maria.

Il Mattino di Salerno del 25 giugno 2017

Antonio Attianese

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