Beni confiscati: Ferraioli si tira fuori, ma su Mainardi pende la decadenza
Sul consigliere leghista Antonio Mainardi pende la decadenza; la procedura è stata attivata dalla procura della Repubblica di Salerno ai sensi della legge Severino. La notizia è piombata come un fulmine a ciel sereno durante il consiglio comunale di venerdì sera quando dai banchi dell'opposizione Luigi D'Antuono ha mostrato un documento del 20 novembre scorso. L'occasione: l'acquisizione al patrimonio dell'ente di piazza Crocifisso di due beni confiscati al clan Fontanella in via Stabia e a Corso Vittorio Emanuele. D'Antuono ha riservato dure stilettate al sindaco, Cosimo Ferraioli, destinatario della nota della procura di Salerno mai trasmessa all'organo consiliare - diversamente da come prevede l'articolo 10 della legge Severino - e per questo motivo colpevole di una grave omissione. La procedura è stata attivata dalla Procura nei confronti del consigliere Mainardi, dopo che è diventato definitivo il provvedimento di confisca di alcuni beni a lui intestati.
LA FAMIGLIA
Provvedimento analogo ha raggiunto il padre e i familiari di Mainardi, perché gli immobili oggetto di confisca sono provento di usura e attività illecita. D'Antuono ha posto l'accento sull'aspetto «morale ed etico» della vicenda, che rischia di avere ripercussioni sull'immagine della città. Il primo cittadino ha risposto piccato che «gli accertamenti competono agli organi di competenza come Procura e Prefettura».