Uranio impoverito, il militare malato: «I nostri superiori ci minacciavano»

Pubblicato il da Roberta Salzano

Audizione in commissione parlamentare di inchiesta ieri pomeriggio per Antonio Attianese, l'ex ranger del quarto reggimento alpini paracadutisti venuto a contatto con l'uranio impoverito. Il 38enne originario di San'Egidio del Monte Albino, accompagnato dalla moglie, ha ripercorso 13 anni di «calvario psicofisico e burocratico» dopo aver partecipato a due missioni in Afghanistan: a Kabul per Isaf da maggio a settembre 2002 e a Khost per Enduring Freedom, da febbraio a maggio 2003. Antonio si è ammalato di tumore alla vescica per «esposizione a un inquinamento ambientale contenente polveri di acciaio e tungsteno», il metallo pesante presente nelle munizioni.

Dal 2004 il ministero della Difesa ha negato a lui e alla sua famiglia ogni tipo di assistenza. «Oggi per la prima volta dopo tanti anni - ha esordito Antonio in audizione - sono senza paura e con la consapevolezza di essere tutelato. Non chiedo né soldi né vendetta per come sono stato trattato dai miei superiori, dai quali ho subito minacce e intimidazioni racchiuse in cinque file audio. Molte volte ci siamo sentiti dire che se volevamo andare in missione, per guadagnare qualcosa in più per sostenere le nostre famiglie, dovevamo lavorare e non pensare né a sciocchezze né a malattie».

Poi in merito all'uranio ha aggiunto: «Non ho mai saputo della pericolosità dell'uranio impoverito, mai saputo che in quelle zone c'era da difendersi anche da questo nemico invisibile. Quando chiedevamo informazioni ai nostri superiori sui rischi, ci dicevano che erano sciocchezze inventate per andare contro il Governo e i militari. Accertate la verità e in caso di morte non lasciateci soli».

Antonio non è stato monitorato come prevede la circolare 65/84 dello stato maggiore dell’Esercito, gli è stato negato l'equo indennizzo perché l'ufficio non ha presentato la domanda entro sei mesi dalla conoscibilità della patologia e la causa di servizio è ferma al tribunale militare di Roma da 10 anni. Riconosciuto «vittima del dovere» il Ministero gli ha negato anche l'aumento a 500 euro dell'assegno mensile. Alle spalle 35 operazioni, 100 ricoveri e continue sedute di cure sperimentali col «25% di riuscita».

Il presidente della Commissione, Gian Piero Scanu, ha acquisito la documentazione fornita dal militare e ha detto: «Non escludo che la nostra commissione possa trasferire tutti gli atti alla magistratura, per eventuali profili di carattere penale».

Il Mattino di Salerno del 16 marzo 2017

Antonio Attianese

Antonio Attianese

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